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Le attività di scoperta con i bambini (0-3 anni)

strumento di sostegno alla relazione adulto/bambino

Spesso gli adulti hanno la sensazione

di essere utili solo se assumono un atteggiamento attivo

quando un bambino è alle prese con un gioco,

offrendo suggerimenti e strategie.

Non hanno capito l’importanza di offrire l’ ”ancora emotiva”

creando con la loro presenza,

la fiducia che permette al bambino di imparare giocando.

(E. Goldschmied)

 

Il workshop proposto dall’Università Statale Milano-Bicocca è stato un momento prezioso di confronto tra prassi e teoria,  tra lavoro educativo pratico  e possibilità di riflessione meta, tra esperienza e studio e inoltre un luogo di incontro tra il mondo del lavoro e il luogo della formazione, l’Università.

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Il punto di partenza da cui è iniziata la nostra riflessione è stata l’esperienza de “Il Girotondo delle mamme”, un servizio dell’Associazione CAF, dedicato a bambini 0-3 anni accompagnati dai loro adulti di riferimento (mamme, papà, nonni, baby sitter). Il Girotondo delle mamme, nato a maggio 2010 come progetto sperimentale, è un servizio di prevenzione primaria e si connota, soprattutto, come servizio territoriale (quartiere Gratosoglio-Milano).

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E’ uno spazio accogliente, aperto due mattine a settimana (il lunedì e il giovedì), da operatrici esperte nella relazione con mamme di bambini molto piccoli. È un ambiente in cui gli adulti possono incontrarsi e confrontarsi, ma anche sentirsi ascoltati e sostenuti. Le stanze sono state pensate in modo da permettere ai bambini di età 0-3anni di sperimentarsi in attività di gioco adatte alla loro fase di sviluppo (manipolazione, travasi, pittura, gioco simbolico) e alle loro mamme di stare con loro, oppure di osservare da poco lontano.  I bambini possono frequentare lo spazio anche accompagnati da nonni o baby-sitter. Le operatrici prestano la loro attenzione alla relazione adulto/bambino.

In generale il bisogno principale con cui le famiglie si avvicinano a questo servizio è quello di avere un’alternativa al nido o al parchetto, un luogo dove i bambini possano trovarsi con altri bambini soprattutto nel periodo invernale. Di fatto però gli adulti, che man mano frequentano il servizio, scoprono nel Girotondo delle mamme un posto dove portare la propria fatica di adulto che cresce un bambino piccolo, un posto dove “prendere una pausa”, dove condividere e sentirsi meno solo, dove essere ascoltato, riflettere sul senso di piccoli gesti educativi, scoprire competenze del proprio bambino ed affrontare le normali  tappe di crescita assieme a un gruppo di adulti  e aiutato dalla competenza professionale delle operatrici.

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Il servizio descritto pone come centralità del suo lavoro la relazione adulto/bambino piccolo. Il tavolo di lavoro del workshop ha potuto riflettere sul significato e sul senso di questa dimensione e, in questo scambio, è emerso come il sostenere questo tipo di relazione implichi inizialmente la necessità di accogliere adulti e bambini in una dimensione di ascolto autentico ed empatico, dove legittimare qualsiasi emozione o stato d’animo ognuno porti o provi. L’osservare, il non giudicare ed un decentramento personale dell’operatrice, inoltre, permettono di valorizzare ed accogliere l’unicità di ogni singola relazione. Anche il lavoro di mediazione rispetto alla comunicazione tra adulto e bambino è un’importante modalità di sostegno della relazione stessa: il potersi comprendere nei reciproci bisogni è alla base di una buona relazione. Il lavoro di sostegno è possibile a partire dalle risorse di ciascuno.

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Per sostenere inoltre la relazione tra un adulto ed il suo bambino è importante che l’operatrice non si sostituisca, ma faciliti e valorizzi l’agire dell’adulto come riferimento educativo. Il sostegno alla relazione di ogni bambino con la sua mamma o il suo nonno, passa anche attraverso l’esperienza e le prassi della quotidianità che si vivono insieme in questo spazio (un modo di parlare ai bambini, un gioco proposto, un regola spiegata, un modo di stare…). Questa modalità permette inoltre di trasmettere, accogliere e far circolare esperienze: gli adulti stessi diventano strumento di sostegno della relazione.

 

Il gruppo di lavoro si è poi concentrato sul tema proposto: come e in che modo un’attività di scoperta concreta può diventare strumento di sostegno alla relazione adulto bambino.

L’esperienza del “Girotondo delle mamme” propone nella sua quotidianità diversi momenti ed attività (il momento della merenda condivisa, i travasi, la manipolazione, il gioco euristico, il cestino dei tesori, la pittura, i collage, la lettura, le canzoncine…) che stimolano i piccoli, ma anche i grandi, a scoprire e a scoprirsi reciprocamente.

 

L’operatrice predispone un ambiente di non giudizio dove ognuno possa vivere un’esperienza, senza necessità di prestazione, dove si possa “stare e fare insieme” senza bisogno di essere necessariamente qualcosa, col  solo piacere di vivere, o eventualmente scegliere di non vivere, quell’esperienza: “che fastidio la colla tra le dita!, “che bello il blu sul cartoncino, quasi quasi mi tuffo!”, “Anche a me (nonna) piace incollare” “Che rumore queste catenelle che sembrano collane nel barattolo di metallo!”

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L’attività, che è di solito pensata per stimolare la crescita cognitiva ed emotiva del bambino, diventa dunque un’importante punto d’osservazione privilegiato dell’adulto, dove scoprire risorse del proprio bambino e facilitarne l’autonomia. E’ un luogo fisico e mentale dove stare accanto e insieme e divertirsi. Una possibilità che aiuta l’adulto a vedere modalità di cura diverse da quelle quotidiane ed il bambino a trasmettere una nuova e a volte sorprendente immagine di sé (chi è e cosa gli piace). A volte è il semplice “stare” dell’adulto che osserva in silenzio, ma partecipe emotivamente, il proprio bambino che scopre, a permettere la scoperta stessa: “posso scoprire da solo se tu mi stai accanto, anche in silenzio, ma accanto, ed hai fiducia in me”.

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Sono esperienze concrete da cui può attivarsi il confronto costruttivo tra adulti, di cui parlare e attraverso cui stimolare e osservare cambiamenti.

Sono esperienze che se ripetute, rinforzano le competenze anche relazionali di adulti e bambini nello stare insieme.

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La riflessione, a conclusione del lavoro fatto insieme, ci ha stimolato ad approfondire alcune domande, anche in merito alle esperienze lavorative e personali delle partecipanti: in che modo l’adulto viene accolto e legittimato? Come lo spazio dedicatogli interviene in questo?  Che tipo di setting diventa l’attività come contenitore? Il gioco euristico che valenze ha come sostegno alla relazione adulto/bambino? E’ possibile “esportare” la riflessione fatta sulla valenza delle attività di scoperta anche rispetto alla relazione tra educatrice/bambino in un nido?

 

1.      Lo spazio dell’adulto

Rendere lo spazio anche “a prova d’adulto”, aiuta a creare una relazione importante con il luogo nel quale si svolge l’attività, facendo sentire “colui che accompagna” parte significativa del progetto:

  • spazio :

l’adulto viene accolto in un contesto che prevede delle componenti strutturali “miste”, in quanto convivono elementi adatti alla fascia infantile, quali giochi, sedie e tavoli bassi, materassi, con altri dove far accomodare l’adulto, quali sedie e tavoli alti, due divani, una cucina. Mostrare visivamente all’adulto che non solo è considerato parte attivo della relazione, ma che durante lo svolgimento dell’attività è previsto un luogo per lui, aiuta a facilitarne la socializzazione, creando una rete di sostegno che rinforzi la relazione con il bambino. Sentirsi "comodi" in uno spazio che a volte può far provare disagio, dove si può arrivare con l’idea che i bambini e gli adulti dovranno “fare qualcosa”, sostiene la priorità dell’accoglienza della relazione senza giudizio, con la libertà di riuscire a trovare un proprio spazio. E’ importante, nei progetti che si occupano “della relazione”, tener presente l’accoglienza anche dal punto di vista fisico e dunque predisporre degli accorgimenti che trasmettano, senza bisogno di parole, l’apertura al dialogo e l’accoglienza dell’intera coppia adulto-bambino.

  • spazio :

Creare ritualità e momenti dedicati predispongono l'adulto all'apertura e al dialogo sia con gli altri partecipanti che con le operatrici. Prevedere un momento per il caffè, preparato in libertà da operatrici o partecipanti, rende l'ambiente familiare e confortevole. Sedersi ad un tavolo prendendo un momento per sé, pur potendo vedere i bambini giocare, consente all'adulto di sentirsi accolto e parte attiva.

  • spazio per :

Le attività proposte sono semplici e replicabili: l'adulto potrà dunque scegliere se trasportarle anche nell'ambiente familiare o se mantenerle solo nel "girotondo delle mamme". Non si tratta di "materiale per professionisti", difficile da manipolare per un non addetto ai lavori, e neanche di qualcosa incentrato solo sul bambino, ma si tratta di attività concrete che favoriscano la relazione, senza mettere l'adulto in soggezione o competizione con l’operatrice “esperta”. L'attività è uno strumento per la relazione, che invita tutti a partecipare senza obbligo, accogliendo i diversi stati d'animo che può suscitare. Oltre ad attività manipolatorie l'adulto è coinvolto anche nel momento del saluto, con le canzoncine insieme ai bambini che possono accompagnare la relazione anche in altri momenti lontani dal servizio.

 

2.        Il gioco euristico

I bambini nel loro secondo anno di vita hanno bisogno di esplorare e scoprire da soli il modo in cui gli oggetti si comportano nello spazio, a seconda di come vengono maneggiati. Questa scoperta non può esser fatta presentando loro giochi precostituiti e dando regole sul giusto o sullo sbagliato; i bambini hanno bisogno di effettuare esperimenti liberamente e con materiale destrutturato.

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Euristico significa “riuscire a scoprire” o “raggiungere la comprensione di” (1)

Riuscire a scoprire è proprio ciò che i bambini fanno da soli senza bisogno che gli adulti li indirizzino, basta che abbiano i materiali con i quali portare avanti le loro esplorazioni.

Il Gioco Euristico si compone di vari tipi di materiali non strutturati, raccolti in sacchi in base alla tipologia (es. coperchi in latta, contenitori etc) .

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Durante il processo di esplorazione del materiale la questione del giusto o dello sbagliato non si pone: qualsiasi cosa i bambini facciano è un successo!

E se ci chiedessimo: come quest’attività di scoperta possa trasformarsi in ottimo sostegno nella relazione adulto- bambino (adulto inteso sia come educatore che come figura di riferimento a livello familiare)?

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Premettendo che in un’attività come il gioco euristico l’adulto ha un ruolo solitamente esterno e marginale (di controllo, osservazione …) non incoraggia, non dà suggerimenti , non loda né esorta i bambini ad un certo uso del materiale, risulta difficile parlare di “relazione”.

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In realtà è proprio questa distanza, il piano osservativo che spesso ci sfugge perché troppo coinvolti emotivamente o a livello “pratico” nella relazione che ci dà modo di entrare nel cuore della relazione con il piccolo. Il potersi estraniare dal proprio ruolo è fondamentale per riflettere ed accorgersi di particolari che solitamente ci sfuggono.

Nel gioco euristico l’adulto osserva il bambino in scoperta; mentre prova e riprova, fa errori, ottiene successi e si destreggia liberamente con la propria fisicità, esercitando capacità in modo libero e non continuamente interrotto dal “non si fa così, oppure si fa in questo modo, etc”.

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È una posizione molto difficile per l’adulto lo stare in disparte osservando e non potendo intervenire, se non interpellato dal bambino o per contenere situazioni “pericolose”; a differenza di quanto si possa immaginare, anche per il bambino vi è difficoltà per le prime volte, poiché l’abitudine ad essere guidato e seguito dall’adulto cui è abituato, qui non c’è, e si trova spaesato, spiazzato inizialmente. Di volta in volta sia adulto che bambino imparano a conoscere anche come stare in questa situazione, ad abituarsi, a trovare il modo di stare in quella situazione al meglio. L’adulto inizia a vedere nel bambino una concentrazione unica, attenzione e curiosità che colpiscono; il bambino acquisisce autonomia e sicurezza nel potersi autogestire e nel poter fare errori.

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Spesso noi stessi in quanto adulti sottovalutiamo l’aspetto positivo dell’errore, che in realtà è quasi fondamentale per conoscere e crescere sotto ogni aspetto. La relazione adulto bambino, attraverso quest’attività di scoperta libera, ma vigilata, viene rafforzata nel darsi reciproca fiducia. Il piccolo fa tesoro dello sguardo dell’adulto che resta ad osservare e della libertà che gli viene data in modo naturale; l’adulto altresì vede il piccolo dall’esterno, lo vede crescere e provare a “fare da sé”; scopre che lo stesso bambino è capace a risolvere problemi, gestire conflitti se ce ne sono e creare situazioni interessanti. Si sa che la fiducia nell’altro ci aiuta a vivere una relazione in modo sereno e costruttivo; il dare la giusta autonomia al bambino si rivelerà fondamentale per la sua crescita. Un bambino che cresce in una relazione di continuo controllo da parte dell’adulto o, allo stesso modo, un bimbo che cresce in totale libertà senza i giusti limiti da parte dell’adulto si troverà in difficoltà: il mettersi alla prova in attività come può essere quella del gioco euristico risulta fortemente d’aiuto per ridimensionare il nostro modo di vedere, essere e crescere insieme al piccolo di cui ci occupiamo. Ci dà modo di vederci e vedere il bambino con uno sguardo esterno quindi più attento, poiché non coinvolto (sempre relativamente). L’adulto, consapevole che il bambino possa cavarsela da sé, sarà certamente meravigliato e probabilmente inizierà a vedere quest’ultimo in modo diverso, più come persona e meno come infante indifeso e bisognoso di sostegno continuo. Il bambino trarrà ottimi vantaggi da questo tipo di “prova di autonomia”, sentendosi vero protagonista e acquisendo sicurezza nello scontrarsi con i primi piccoli problemi senza la soluzione pronta dell’adulto.

 

3.        Riflessione sull’attività come strumento

E’ difficile immaginare un’attività che si ponga in modo neutro.

Un’attività è un contenitore di cui si preparano i confini, affinché possano essere riempiti da chi a quell’attività decide di aderire e svolgerla. Ha però a che fare anche con le competenze di chi la sta strutturando (per poi offrirla) risvegliandole, solleticandole, ampliandole, facendole mettere in connessione con le contingenze e le esigenze di un contesto.

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Cosa c’è dietro (o dentro) a un rifiuto di un’attività? Un evitamento, un attrito, un declinare infastidito, un vorrei ma non riesco oppure un placido “no grazie”. L’attività, attraverso il suo proporsi, crea risonanze. Lo spazio di contrattazione sull’invito ad aderire può aprirsi o meno, in base alla cornice contestuale e di servizio. In un luogo come “il Girotondo delle Mamme” probabilmente ha senso anche star lì seduti, senza dir niente fuori, ma dicendo molto dentro, tra sé e sé.

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Quando un’attività apre partecipazione consente di dare il via ad una dimensione di scambio. Uno spazio, quindi, sia materiale che incorporeo, dove lo scambio è mediato da materiali allestiti e messi a disposizione, da modalità, scelte e gestione di conduzione dell’attività, da scambi informativi che possono diventare dialogici tra i partecipanti, da un processo che porta o può portare ad un prodotto. Il dato che sembra essere preponderante è che la partecipazione ad un’attività apporta una quantità di scambio relazionale. Questo può darsi in modi diversi ed avere qualità differenti: instaurato, subìto, ricercato, stabilito, casuale, voluto, estemporaneo, duraturo, equilibrato o meno...

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Tutto ciò ci fa notare come, attraverso l’attività, si apra una dimensione pratica attraverso cui passare, in cui c’è una possibilità di costruire un “ponte tra”. È il momento in cui avvengono le cose. Quali che siano, esse possono essere, solo allora, fatte circolare, per creare scambio, partecipazione, comunicazione, progettualità, riprogettazione, senso.

Stando insieme, alcune cose avvengono. Può rappresentare questa una modalità attraverso la quale costruire il come si sta in questo posto, e di farlo insieme, dato che una ricetta predefinita non c’è.

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4.        Dalla riflessione sulla relazione adulto/bambino a quella della relazione educatrice/bambino nel nido.

A partire dalle riflessioni fatte rispetto all’attività di scoperta come strumento di sostegno relazionale esiste un parallelismo con il lavoro di educatrice in asilo nido. Il contesto è ovviamente strutturato in modo differente, in quanto, a differenza del “Girotondo delle mamme”, l’asilo nido accoglie solamente i bambini e con una frequenza maggiore, tuttavia, anche in questo contesto, l’osservazione della coppia adulto/bambino può costituire una ricca risorsa per una riflessione di secondo livello da parte degli operatori sul proprio lavoro e sulle proprie prassi educative.  

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In un contesto di supervisione, di consulenza o anche di coordinamento, sarebbe molto interessante riflettere, tra i vari aspetti, anche su come io educatore sto nella relazione con l’utente auto-osservandomi nella proposta e nello svolgimento di attività di scoperta con il bambino. Questa riflessione dà la possibilità all’educatore di guardarsi nella concretezza del proprio agire educativo, utilizzando come base l’auto-osservazione (magari con l’ausilio di riprese effettuate durante l’attività) sul suo agire nel contesto di un’attività di tipo euristico, per riflettere sulle sue prassi educative più in generale e perché no, con l’adeguato supporto pedagogico anche sulle latenze che sottostanno il suo operare in quel modo.

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L’osservazione, strumento prezioso, ma mai completamente oggettivo a causa della soggettività ineliminabile dell’osservatore, sarebbe utilizzato senza pretese dimostrative, ma come supporto alla riflessione personale e di gruppo. Esso assumerebbe un compito differente da quello maggiormente diffuso nei servizi educativi, ovvero quello di strumento impiegato per raccogliere informazioni sugli utenti, per diventare strumento di riflessione di secondo livello. 

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Osservandosi l’educatore nelle attività di scoperta col bambino, potrebbe avere l’occasione di riflettere non solo sul proprio stare nella relazione, ma potrebbe osservare ed interrogarsi circa come il suo stare influisca sul bambino stesso: ci si può immaginare un educatore che, pure ben consapevole dell’importanza di lasciare il piacere della scoperta al bambino, tenti di aiutarlo, mostrandogli come utilizzare un oggetto pensando di aiutarlo nell’apprendimento e di come rivedendosi possa chiedersi se effettivamente quella sia stata la scelta educativa migliore in quel momento.

 

 

Bibliografia

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CERA, Rosa. Pedagogia del gioco e dell’apprendimento. Riflessioni teoriche sulla dimensione educativa del gioco. FrancoAngeli, 2009

DI GIANDOMENICO, Isabella. Tra adulti nei Centri per bambini e famiglie. Rivista Italiana di Educazione Familiare, [S.l.], p. 59-79, gen. 2016. ISSN 2037-1861. Disponibile all’indirizzo: <http://www.fupress.net/index.php/rief/article/view/17788/16663>

GOLDSHMIED, Elionor e JACKSON Sonia. Persone da zero a tre anni ; crescere e lavorare nell’ambiente del nido”  Edizioni Junior, 1996.

MANTOVANI, Susanna. Educazione familiare e servizi per l’infanzia. Rivista Italiana di Educazione Familiare, [S.l.], p. 71-80, N. 2, 2006.

MORGANDI, Tiziana. Spazi e materiali nei Centri per bambini e famiglie. Rivista Italiana di Educazione Familiare, [S.l.], pp. 101-121, gen. 2016. ISSN 2037-1861. Disponibile all’indirizzo: <http://www.fupress.net/index.php/rief/article/view/17790/16665>

TESTA, Maria Cristina. Progetto di sostegno alla genitorialità in un nido, N. 8, 2011, pp. 39-73.  Psicoterapeuti in-formazione è una rivista delle scuole di formazione APC e SPC. Sede: viale Castro Pretorio 116, Roma, tel. 06 44704193 pubblicata su www.psicoterapeutiinformazione.it

 

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1. “Persone da zero a tre anni ; crescere e lavorare nell’ambiente del nido” Elionor Goldshmied e Sonia Jackson ; Edizioni Junior pp.144

 

a cura di

Marta Colombi

coordinatrice dello spazio
"Girotondo delle mamme"

operatrice servizio Home Visiting

 

​Associazione CAF onlus

via V. E Orlando 15, Milano

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hanno contribuito

Letizia Ambrogini

Daniela Lamanna

Silvia Pezzotti

Chiara Renoldi

Alice Serioli

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