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L’accesso al Nido

come sostegno all’inclusione e all’integrazione di famiglie marginali, in una micro esperienza di solidarietà multietnica

1. Nuove marginalità e welfare ri-generativo

Negli ultimi decenni la società italiana ha subito profondi mutamenti, che stanno radicalmente trasformando la sua fisionomia. La crisi politico-economica, la  precarietà o l’assenza delle prospettive lavorative, la progressiva riduzione di risorse dedicate al welfare, l’evaporazione delle reti relazionali sociali e familiari, si sommano ad intensi e crescenti flussi migratori. Questa crisi strutturale della società produce nuove forme di marginalità, non più confinate alla periferia del sistema sociale; se ieri era marginale chi era collocato lontano dal centro del sistema, oggi un centro vero e proprio non esiste più: è marginale chi viene a trovarsi sul punto di snodo di sottosistemi disarticolati, che si sviluppano senza sincronia. La marginalità è ormai delocalizzata, assume un carattere acquisito e diventa multidimensionale: è frutto dello sradicamento sociale e dell’incertezza del proprio status. La complessità assunta dal fenomeno è tale  che non risulta più possibile  intervenire, come accadeva in passato,  con strategie  di welfare redistributivo, raccogliendo risorse  da destinare a chi ne ha maggior necessità, e tantomeno è utile e accettabile regredirere alle più antiche forme di trattamento della marginalità: l’esclusione o la segregazione.

La persistenza e le peculiarità dei flussi migratori e della marginalità, costringono perciò la società a ripensare se stessa, in vista del proprio futuro, declinando diversamente il principio di solidarietà sociale.

Si fa strada un’altra  logica di welfare,  definito welfare generativo, che punta a ri-generare le risorse, facendole rendere, grazie alla responsabilizzazione legata a un nuovo modo di intendere i diritti e doveri sociali. Gli interventi di welfare generativo attivano gli individui, li mettono nella condizione di poter essere costruttori dinamici della propria esistenza. Per dirla secondo le parole di Don Milani “ (…) Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte”. Occorre riconoscere e far emergere, attraverso processi educativi (ex-ducere), le potenzialità e le risorse che ciascuno si porta dentro (empowerment). La promozione di forme di responsabilità condivisa e di partecipazione, insieme al riconoscimento dei diritti fondamentali,  possono essere gli strumenti per svincolarsi  dalla condizione di esclusione sociale e per entrare (o rientrare) a far parte della società in cui si vive, integrandosi in essa.

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2. Il progetto “Primi Passi”: verso un’inclusione integrata delle famiglie svantaggiate

Alcuni anni fa, la Caritas della Diocesi di Novara, organismo che opera da molti anni per lo sviluppo integrale dell'uomo, la giustizia sociale e la pace, attraverso i Centri di Ascolto cittadini individua un bisogno emergente sul territorio: si tratta di madri con situazioni economiche disagiate, forme di lavoro precario, assenza di rete familiare di sostegno, impossibilità economica di accedere ai servizi formativi privati o pubblici, che hanno la necessità di un aiuto ad accudire e allevare i figli piccoli.   La difficoltà è particolarmente acuta per le immigrate, specialmente per quelle abbandonate dal compagno all’arrivo del figlio. La Caritas attiva una prima risposta informale, organizzando, per sostenere le madri, un gruppo di volontarie. In seguito, il direttore Caritas allora in carica, Don Dino Campiotti, elabora un vero e proprio progetto d’intervento: nel 2011 prende vita un micro nido accreditato, “Primi Passi”, che, oltre a rispondere al bisogno primario dell’accudimento, ha la finalità di favorire e promuovere l’integrazione e l’inclusione socio-economica dei bambini accolti e delle loro famiglie. Viene mantenuta la presenza di volontari, principalmente nel ruolo di cuochi e assistenti, che affiancano l’opera di personale professionale qualificato, gestito dalla Cooperativa Gerico, in uno stabile completamente ristrutturato. Per realizzare una vera integrazione, “Primi Passi” sceglie di accogliere, in pari misura, sia famiglie disagiate, (sostenute mediante aiuto economico da Caritas, Associazioni e donatori privati), sia famiglie che possono versare per intero la retta e scelgono liberamente il servizio tra quelli presenti sul territorio. Lo sviluppo del progetto si muove da un modello di solidarietà assistenziale - redistributiva verso un modello di solidarietà generativa: responsabilizza le famiglie (che sono chiamate a partecipare attivamente al progetto, sia personalmente sia economicamente); restituisce loro dignità e possibilità d’integrazione sociale (attraverso la rete di rapporti creata con persone e istituzioni); le “fa rendere” (permette ai genitori di lavorare e ai figli di sviluppare le basi per una buona e produttiva convivenza con gli altri).

Uno dei tratti caratteristici di “Primi Passi" è di attuare, grazie alla sinergia con Caritas e Servizi Sociali Comunali, una strategia d’intervento volta a un’inclusione integrata delle famiglie, che mira a rendere i soggetti svantaggiati o a rischio povertà, sia economicamente che socialmente inseriti. Permettere l’accesso al servizio crea le basi di un’alleanza con famiglie rese spesso diffidenti e non collaborative da molteplici forme di esclusione sociale; l’accettazione delle differenze culturali nell’allevare i bambini, le varie forme di aiuto materiale alla famiglia (abiti, giochi, attrezzature e cibo per i piccoli) rinsaldano la fiducia.

Mentre si accolgono i bambini, si aiutano le famiglie a integrarsi, in maniera né assimilatoria né ghettizzante. I bambini, dal canto loro, possono sperimentare l’alterità fin dalla prima infanzia, conoscendo la ricchezza dell’aspetto creativo dell’incontro, accettando il mondo dell’altro, senza perdere i propri riferimenti ma riconoscendo che non sono gli unici.  “Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde “razza umana”, non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza”. Occorre integrare senza mortificare o soffocare le potenzialità delle persone,  realizzando le condizioni (ambientali e relazionali) per una crescita, che consenta a ciascuno di vivere non per diventare “normale”, ma per essere se stesso. A questo riguardo, il caso più emblematico è forse quello di una mamma immigrata, accompagnata dalle educatrici ad accettare il colore della propria pelle, e a smettere di lavare sé e il figlio con la candeggina per schiarirla. Il nido educa ai diversi aspetti dell’integrazione e dell’accettazione della differenza attraverso la quotidianità e a specifici momenti (colloqui e incontri di formazione, pranzo multietnico, attività linguistiche). Se nel nido

 l’ educazione, oltre a favorire la compresenza di etnie e culture differenti (multicultura), riesce a stimolare conoscenza e confronto reciproci (intercultura) e a realizzare una microesperienza di convivenza tra bambini e famiglie di appartenenza multietnica (transcultura) può divenire, utilizzando le parole di Maria Montessori, “arma della pace”.

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3. “Primi Passi” e i rapporti con il territorio

Il lavoro educativo, ed il servizio in cui questo viene svolto,  assumono sempre una valenza e una funzione pubblica e sociale. Il nido d’infanzia va collocato quindi in un contesto più allargato, in un sistema di rapporti con il territorio. La rete comunicativa e di collaborazione con l'ambiente in cui è inserito, offre al servizio la possibilità di crescere e progredire nel suo lavoro e la capacità di attivarsi e modificarsi in funzione di stimoli e necessità provenienti dagli utenti e dall’ambiente stesso. Lavorare secondo una progettualità condivisa,  consente al servizio di adattarsi ai contesti che cambiano e di cambiare i contesti sociali in cui opera, infatti la possibilità di coinvolgere realtà locali e non locali diverse,  implica  una reale attenzione alla molteplicità dei fattori in gioco e ai diversi modi di percepire i fenomeni.

Il progetto “Primi Passi”, inoltre, si propone di stimolare la solidarietà sul territorio,  con vantaggi reciproci per le famiglie accolte e per i volontari (che arricchiscono la propria vita di relazioni, obiettivi e senso…). La molteplicità di prospettive e di vissuti si dimostra una ricchezza per rendere fertile il confronto, porsi domande, riconoscere e arrivare a una condivisione delle rappresentazioni e dei significati della realtà. Sempre in questa prospettiva,“Primi Passi” promuove e diffonde sul territorio una cultura dell’infanzia, attraverso incontri di formazione e progetti mirati per educatori, volontari, genitori. Durante lo svolgimento di queste attività comuni, l’ interazione con altri dà luogo a un apprendimento collettivo, che si traduce a lungo termine in pratiche, mediante le quali si può dare significato al mondo e al rapporto con esso.  Non c’è impegno nella pratica senza azione e interazione con il mondo: la formazione mira ad una mobilitazione delle energie di tutti gli attori coinvolti nel sistema, così che nessuno sia un passivo spettatore, ma accresca e impieghi utilmente le proprie capacità. Accogliere e far dialogare genitori, volontari, educatori consente di porre i presupposti per costruire un progetto condiviso, per attuare un’educazione partecipata, in cui lo scambio che avviene tra l’istituzione pubblica e la sfera privata si traduca in un reale sostegno alla genitorialità.

“Primi Passi” collabora inoltre con altri enti e associazioni di Novara e del territorio limitrofo (Caritas, Servizi sociali ed educativi comunali, Ospedale Maggiore, Istituti di istruzione secondaria di II grado, Università Milano Bicocca, Parrocchie, Associazioni di volontariato e beneficienza, Fondazioni), attivando con loro progetti e ricevendo e scambiando risorse: si crea così, se non una vera e propria rete, “un ambito di contatti, collaborazioni e sinergie, che producono sicuramente buoni frutti dal punto di vista della qualità del lavoro e risultati vantaggiosi per gli utenti”. In sintesi, il micronido non vuole assumere sul territorio la funzione di contenitore del disagio, ma piuttosto di segno visibile, una goccia d’olio nel mare dell’indifferenza e del rifiuto dell’altro da sè, che stimoli alla convivenza collaborativa e alla solidarietà.

“Primi Passi” e il territorio:

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4. Un micronido di qualità

Un punto cruciale del progetto è la compresenza, nel nido, di famiglie di diversa etnia ed estrazione sociale. Realizzare questo obiettivo non è cosa scontata: accade di frequente che, a fronte di un inserimento consistente di famiglie immigrate o disagiate, l’utenza di origine italiana e/o più agiata si trasferisca in strutture di altre zone. A questo proposito la strategia scelta da “Primi Passi” è quella di qualificare accuratamente tutta la propria offerta, contenendo, per quanto possibile, i costi delle rette, e mantendo un equilibrio tra la presenza delle varie etnie. La qualità dell’offerta formativa del micronido agisce prima come un fattore per   creare le condizioni dell’integrazione, attirando un’utenza diversificata, e poi come promotore delle risorse dei bambini e delle loro famiglie.

La finalità del nido d’infanzia è, per sua natura e per legge, duplice: formare e socializzare i bambini e le bambine dai tre mesi ai tre anni di età, e sostenere le loro famiglie nell’esigenza di conciliare tempi di cura e lavoro. Realizzare in pienezza questi scopi fondamentali conduce alla qualità, intesa come adeguatezza al raggiungimento dei fini che il servizio si pone. La costruzione della qualità di un micronido può essere realizzata secondo modalità differenti, ma dipende fondamentalmente da quegli aspetti che assicurano condizioni positive di crescita e di sviluppo dei bimbi accolti e ne danno garanzia alle famiglie. La qualità si riferisce cioè a precise caratteristiche strutturali e strategie operative del servizio, tra cui sono salienti: spazi adeguati e ben attrezzati, orario pieno, personale stabile ed esperto, un buon progetto pedagogico, accoglienza e coinvolgimento delle famiglie nel progetto, organizzazione del lavoro per piccoli gruppi, possibilità di interazioni individualizzate, promozione delle esperienze dei bambini, un buon clima relazionale di gruppo, formazione continua degli operatori, abitudine a verificare e valutare costantemente i propri interventi. “Primi Passi” lavora costantemente per promuovere la qualità di tutti questi elementi, ma punti davvero portanti e caratteristici del progetto sono la struttura, il personale e i principi del rispetto della differenza dell’altro e della solidarietà, che ne orientano l’azione.  

In primo luogo il micronido cerca di trasmettere valore e dignità alle persone accolte attraverso la struttura: è infatti collocato in uno stabile completamente riqualificato, con cucina interna, ambienti luminosi, ben suddivisi ed arredati; dispone inoltre di una piccola area esterna, attrezzata con giochi e un mini-orto. Essere accolti in un luogo bello e curato e crescervi aiuta a distinguere il brutto dal bello, a tendere verso la bellezza, a ricercarla e promuoverla in sé e negli altri. La struttura, poi, pensata e gestita dalla regia degli adulti, attraverso l’offerta di spazi, arredi e attrezzature, educa al gioco e alla sperimentazione, consente di sentirsi sicuri e mettersi in relazione con gli altri.

Il Micronido ha selezionato personale professionale adeguatamente qualificato che è costantemente formato e, come tutti i volontari presenti, fortemente motivato e orientato ad una cultura dell’accoglienza. La disponibilità personale, il clima empatico e collaborativo, l’accettazione dell’altro da sé, sono tratti ben percepibili, che creano alleanza tra gli operatori, i bambini e le famiglie: un capitale umano che costituisce la risorsa più importante del nido e ne disegna la fisionomia. E’ questo aspetto che consente, più di ogni altro, di superare le divergenze culturali, puntando l’attenzione sia al sostegno genitoriale sia alla formazione, all’educazione e alla crescita del bambino. Il rispetto con cui è accolta ogni famiglia, la possibilità di una certa flessibilità sugli orari e le modalità di frequenza, di incontri e colloqui formali o informali di chiarificazione e sostegno, favoriscono la relazione tra personale e genitori, mentre l’offerta di esperienze affettive, relazionali, sociali, motorie, verbali, cognitive, sensoriali, contribuisce allo sviluppo e all’ autonomia del bambino. Ciò vale ancor di più per chi parte da condizioni di sviluppo svantaggiate: il contesto del micronido, ordinato e ricco, svolge infatti un’azione educativa peculiare rispetto a quello familiare, avviando processi maturativi ed evolutivi altrimenti impensabili e predisponendo alla possibilità di una migliore riuscita nelle tappe formative successive. Gli ambienti di vita che il bambino attraversa, se l’educazione alla crescita è nelle mani di adulti consapevoli, possono infatti innescare cambiamenti non attingibili solo per maturazione genetico-individuale.

Infine il progetto pedagogico di “Primi Passi”, fondato sulla fiducia nel valore di ogni bambino e nelle sue capacità, sostiene la tensione allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno insieme alla pratica della collaborazione e del rispetto dell’altro. Se il progetto è “anticipazione di possibiltà rispetto al futuro”, “Primi Passi”  progetta in vista di una società più accogliente e lavora per formare i cittadini di un domani che sarà possibile solo grazie ad una convivenza pacifica tra persone con differenti riferimenti culturali. Restano certo aperte alcune aree di criticità, insite nella natura stessa del progetto: la gestione della complessità (molti operatori, molte etnie, molti riferimenti culturali e appartenenze da conciliare e soddisfare); la non completa autosufficienza economica; il dover sostenere la motivazione di volontari e donatori; una fisionomia non sempre facile da conciliare con la rigidità (mutevole) delle normative. Tuttavia, il numero di famiglie, bambini ed etnie accolti (riportato nella tabella in basso), lo sviluppo osservato e documentato dei bambini cresciuti nel micronido, la soddisfazione espressa dalle famiglie, personalmente e nei questionari, i 33 volontari che prestano fedelmente la loro opera, le efficaci collaborazioni con altri enti del territorio sono indicatori significativi di buona riuscita del progetto e segni di speranza di una società che può ancora scegliere di essere inclusiva e solidale.

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Bibliografia

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4. Don Milani e la scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, 1996.

​5. www.caritasdiocesanananovara.it

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7. Pontiggia G., in Garbo R., Prospettiva inclusiva e percorsi di vita, Edizioni Junior, Bergamo, 2009.

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15. Bondioli A., Contenuti della qualità del nido e dei servizi integrativi, in Fortunati A. (a cura di), Pratiche di qualità identità, sviluppo e regolazione del sistema dei nidi e dei servizi integrative, Edizioni Junior, Bergamo, 2003.

16. Becchi E.; Bondioli A.; Ferrari M., Il progetto educativo del nido e la sua valutazione, Edizioni Junior, Bergamo, 2002.

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18. Bondioli A., Contenuti della qualità del nido e dei servizi integrativi, in Fortunati A. (a cura di), Pratiche di qualità identità, sviluppo e regolazione del sistema dei nidi e dei servizi integrative, Edizioni Junior, Bergamo, 2003.

19. Ferrari M., “La qualità negoziata: il percorso di elaborazione delle idée guida del nido d’infanzia”, in Becchi E.; Bondioli A.; Ferrari M., Il progetto educativo del nido e la sua valutazione, Edizioni Junior, Bergamo, 2002.

a cura di

Gabriella Fallarini

 

Coordinatrice pedagogica

Micro Nido Primi Passi

Gerico, Coop. Soc. -  Novara

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Amina Lari

Coordinatrice educativa

Micro Nido Primi Passi

Gerico, Coop. Soc.  - Novara

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con la preziosa collaborazione di:

Cecilia Sala,

Chiara Gozzi,

Elisa Spalla,

Marcella Pollina,

Marta Cucchiani,

Sara Miotti,

Silvia Cagali.

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